This Is The Kit. This is the Kit è lo pseudonimo della cantautrice e polistrumentista britannica Kate Stables. Bashed Outè il suo terzo album in studio che è uscito per la Brassland di Aaron Dessner (The National). Questa è la title-track che mette in evidenza tutta la grazia della sua musica.
Masayoshi Fujita. Masayoshi Fujita è un compositore e vibrafonista giapponese che vive a Berlino. Nel 2015 ha firmato per la celebre Erased Tapes e ha pubblicato l’album “Apologues”. Fra trascendentale e trasecolare, Masayoshi Fujita realizza un’opera di bellezza inenarrabile. Una meraviglia che sta tutta nel fascino dell’esplorazione di uno strumento che ci permette di visualizzare e ascoltare storie.
Hior Chronik. Hior Chronik è un compositore tedesco (di origini greche). “Taking the Veil” è il suo disco uscito nel 2015 e che ha alzato quell’asticella invisibile che ogni artista cerca di superare con ogni disco. Molteplici le collaborazioni: Field Rotation, Sophie Hutchings, Yasushi Yoshida, Yoshinori Takezawa e le voci di Amber Ortolano e Fabiola Sanchez. Questa è “Sailing Away”.
Rafael Anton Irisarri. Fra gli artisti più importanti della musica contemporanea, Rafael Anton Irisarri raggiunge l’apice della sua carriera con la magia di “A Fragile Geography”. Questo nuovo album risulta una sorta di percorso che vuole raffigurare l’instabilità contemporanea che riflette il contrasto fra la bellezza che ci circonda con una serie di eventi e sensazioni che portano disagio e pressione (in particolare riferimento agli Stati Uniti).
Marika Hackman. “We Slept at Last”è una frase dal forte impatto, di liberazione e che rivela un passato recente (o lontano, dipende dalla prospettiva) particolarmente pesante, fisicamente e soprattutto emotivamente. L’artwork dominato da un blu notte, tanto suggestivo quanto inquietante, vede una donna accasciata frettolosamente su un letto, divorata dal giorno faticoso o da una vita insostenibile.
Immagini che raccontano una storia, come quelle che propone la cantautrice londinese Marika Hackman che arriva al debutto dopo una serie di interessanti ep. L’innamoramento è veloce, la sua voce è ipnotica e malinconica ed è una calamita, anzi un vortice per tutti gli amanti delle atmosfere “dark”.
Johanna Warren. A due anni dal debutto con “Fates”, Johanna Warren è tornata con un nuovo album. Si intitola “nūmūn”ed è uscito via Team Love. Back vocals e piano a cura di Bella Blasko, Il disco è un concept dedicato alle varie fasi della luna. La figura della luna come stabilizzatore del nostro universo e figurativamente dell’equilibrio fra spirito e corpo, inteso come esistenza. La cantautrice di Portland riprende una certa poetica nel suo nuovo lavoro e non è possibile non ritrovare un certo approccio spirituale anche nella composizione.
Armaud. “How Erase a Plot” è il debutto della cantautrice italiana armaud, pseudonimo di Paola Fecarotta. L’album è uscito per Lady Sometimes Records. Dieci tracce di dream pop soffuso, venato di elettronica e malinconia. Questa è “Lullaby”.
William Ryan Fritch. Non esistono le giuste parole per descrivere la grandezza di questo artista statunitense che in pochi anni si è cimentato in diversi progetti (fra cui Death Blues) e in una serie di album che hanno rappresentato un’evoluzione impensabile e straordinaria (dalla neoclassica e la composizione di colonne sonore alle sperimentazioni melodiche dell’ultimo lavoro). La costante resta la voglia di esplorazione, la curiosità, il coraggio di superare i confini stilistici. Nel 2015 ha pubblicato “Revisionist”, uno dei suoi album più significativi.
The Frozen vaults. The Frozen Vaults è il collettivo composto da Bartosz Dziadosz (Pleq), Harry Towell (Spheruleus), Yuki Murata (piano), David Dhonau (violoncello) e Tomasz Mrenca (violino). “1816”è l’album di debutto che è uscito via VoxxoV Records.
Shlohmo. Il 2015 è anche l’anno di Henry Laufer aka Shlohmo che pubblica uno dei suoi album più significativi. “Dark Red” uscì per True Panther. Questa è “Emerge From the Smoke”.
Ben Fleury-Steiner. Ben Fleury-Steiner è un sound artist statunitense e fondatore della label Gears of Sand. Nel 2015 è uscito “While The Red Fish Sleeps”per Soft Corridor Records. Il Mastering è a cura di Fraser McGowan (aka Caught In The Wake Forever). Il disco presenta sonorità astratte che abbandonano il concetto di ritmo e struttura a favore di flussi emotivi che seguono gli illogici movimenti della mente umana.
Sòley. Sòley è una delle artiste nordeuropee che ha suscitato maggiore interesse negli ultimi anni. “Ask the Deep” è il suo secondo album che è uscito per Morr Music. Questa è “Follow Me Down”.
Deison e Matteo Uggeri. “In the Other House”è il risultato della collaborazione fra i due compositori e musicisti Cristiano Deison e Matteo Uggeri. L’album è uscito per Old Bicycle Records in coproduzione con Final Muzik, Loud Records, Oak Editions.
Sufjan Stevens. Uno degli album del decennio appena passato. “Carrie & Lowell” di Sufjans Stevens non ha bisogno di presentazioni. Questa è “Should have Known Better”.
Goodspeed You! Black Emperor!. Chiudiamo con i GY!BE! E il loro intenso “Asunder, Sweet and Other Distress “.
IMI. Apriamo le danze con una nuova artista che si
chiama IMI e proviene da Leeds. “Lines” è il suo primo EP che uscirà il 15
Marzo. “The Fence” è il primo brano estratto che mette in evidenza il contrasto
fra la sua vocalità e il suono ruvido e “freddo”.
Nick Murphy. Un grande ritorno quello dell’artista
australiano Nick Murphy che ha lasciato il moniker Chet Faker per presentare il
suo nuovo lavoro a suo nome. Questo è il nuovo brano “Sanity”.
Vesper Wood. Continuiamo con una cantautrice
proveniente dalla Florida che si fa chiamare Vesper Wood. Voce calda, suono
dilatato e atmosfere evocative. Questo è il video di “The Wall”.
Watine. Time Released Sound ha pubblicato l’ultimo
disco della musicista e artista francese Catherine Watine. Elettronica,
sonorità classica, sperimentazioni ritmiche e senso della melodia si uniscono
in questo lavoro. Questa è “Verrophone”.
Transtilla. Transtille è il nuovo progetto che coinvolge due artisti di spessore come Anne Chris Bakker and Romke Kleefstra (Piiptsjilling and The Alvaret Ensemble). Vi proponiamo “Skura”, estratto dal loro primo full-lenght.
She Keeps Bees. Un altro gradito ritorno è quello del duo statunitense She Keeps Bees. “Kinship” è il nuovo album che uscirà a maggio. “Coyote” è il primo singolo estratto.
Or Sobre Blau. Or Sobre Blau è un progetto
strumentale che coinvolge il chitarrista britannico Kiran Leonard l’artista
portoghese Andreu G. Serra (Ubaldo,
Odd Labu). Fatevi trascinare dall’intreccio evocativo di “Do Menino Deus”.
Bunny Boy. Bunny Boy è il progetto del cantautore
americano Davey Michelle e che nasce da influenze di artisti come Sparklehorse, (Sandy) Alex G, Sufjan Stevens, Foxygen,
Nicole Dollangager. Ha recentemente pubblicato il suo doppio album di
debutto. Noi vi presentiamo la delicatissima “The Tree”.
Sjors Mans. Tra i pianisti contemporanei più talentuosi, l’olandese Sjors Mans ha pubblicato un nuovo album recentemente. Questa è “Whthout you”
Lomelda. Ritorno a sorpresa per la cantautrice americana Hannah Read aka Lomelda. “M For Empathy” è uscito da poco per Double Double Whammy. Questa è “M For Mush”.
Shana Cleveland. Shana Cleveland (La Luz) ha annunciato un nuovo album solista che uscirà il 5 Aprile per Hardly Art. Questa è l’onirica Don’t Le Me Sleep.
Astrid. Concludiamo con il grande ritorno dei
francesi Astrid. “A Porthole (I)” è il nuovo album che uscirà per Gizeh
Records. Questa è “Grateloupe”.
Vaporose frequenze che scorrono sinuose come un accogliente manto pronto a consegnarci al placido tepore della dimensione onirica. Nascono dalla rimodulazione di un flusso originariamente composto per una sessione dedicata ad uno sleep concert tenutosi lo scorso anno a Denver i sette movimenti che modulano il nuovo disco di Jason Corder, lavoro che di quell’iniziale istanza conserva inalterato il tono crepuscolare e appunto “avvolgente”.
Inglobando al loro interno fragili trame armoniche e flebili ed evocativi estratti ambientali, i flessuosi ed eterei bordoni plasmati dal musicista americano si dilatano quieti generando torpidi torrenti risonanti. È un’oscurità confortevole quella che gradualmente prende forma, un ambiente ideale nel quale sprofondare abbandonandosi al sogno anche quando ruvide screziature di fono o nervose tessiture di archi conferiscono maggiore tensione e parziale inquietudine.
Un immergersi silente, a tratti allucinato, che propone lungo il suo corso due omaggi dedicati rispettivamente a Susumo Yokota e Johann Johannsson, due autori indicati da Corder come costante fonte d’ispirazione.
Elegiaco notturno da affrontare rigorosamente ad occhi chiusi.
Presenze evanescenti e movimenti flebili tramutati in delicate visioni colme di lieve grazia. Fluisce tra scorci di cielo e incursioni stellari, tra spiriti della natura e territori apparentemente immobili lo sguardo di Michael Cottone conferendo un’affascinante dimensione onirica al nuovo viaggio sonico firmato The Green Kingdom.
Proseguendo il tracciato intrapreso con “The North Wind and the Sun”, il musicista americano continua a cesellare paesaggi emozionali avvolgenti affidandosi sempre più alla cullante grazia di ricche armonie acustiche adagiate su vaporosi fondali sintetici in lento sviluppo. Sono melodie che emergono flessuose scandendo percorsi pervasi da romantica luminosità (“Kodama”, “Sleeping Forest”) e proiettati verso inafferrabili orizzonti in costante espansione (“Cloud Wanderings”, “Breathing Sea”) a tratti tendenti a tratti più ombrosi e inquieti (“Woolen Sky”).
È una dimensione elettroacustica sempre più raffinata che mantiene il portato immaginifico che da sempre contraddistingue la produzione di Cottone, capace di condurre attraverso gli scorci di un universo caldo e accogliente.
Immersi in un caleidoscopico mare di sfaccettate modulazioni in costante mutazione. L’estrema duttilità di Benjamin Finger, capace di spaziare da territori marcatamente pulsanti a diafani paesaggi acustici, non è certamente un mistero e una nuova conferma della sua poliedricità ci giunge dal suo secondo contributo alla definizione della eterogenea mappa della francese eilean records.
L’artista norvegese non sceglie un taglio definito per questo suo nuovo viaggio, preferendo piuttosto far confluire molteplici esperienze pregresse in un immaginifico universo sensoriale difficilmente catalogabile. È una sinuosa deriva ambientale quella plasmata da Finger, capace di trasportare con naturalezza e consequenzialità dalla cosmica ambience pervasa da sottile grana di “Halogen Flux” fino al conclusivo approdo definito dalle placide fluttuazioni di “Vanishing Faces”, attraversando convulsi vortici lisergici (“Anxiety Blues”), spettrali riverberi ossessivamente reiterai (“If Memory Preserves”), dense persistenze dall’incedere obliquo (“Vagabond Void”), cupe frequenze tremule (“Fragrant Darkness”), dilatazioni dal tono solenne (“Earview Map”) e inquiete tessiture acute (“Failing A Sleep”).
Una liquida spirale che assume nuova forma ad ogni passaggio.
(I Want You) More Than Ever “And I want you more than ever
And I want you still forever
But I’m waiting for the very last departing train
And the night has come so softly
To this afternoon of memory
Listen to my words just fade away”
(I Can’t Seem) To Make You Mine (with Pam Berry) “I can’t seem to make you mine
Through the long and lonely night
And I try so hard, darling
But the crowd pulled you away
Through the rivers and the rain
And the ivy coiled around my hand”
Reflections After Jane “How I long to live inside a window
By the sighing motorway
Feel the city searching for my loneliness
In all the dust and glass, reflections after Jane”
Lamplight
“it’s dark & it’s a long way down
she said as she lay her head
on the pillow
I took one step back
& I retired
to evening”
Since K Got Over Me “All my senses shot
My hands are fixed
I’m pretty tired of making lists
It’s just this emptiness
I can’t chase it away
And when the evening paints the streets
When the evening paints the streets
It’s like walking on a trampoline”
The Queen Of Seville “Lord, I gotta go
‘Cause there is no place in this world for me no more
But the tide
It whispers back again”
Harvest Time “Bats from the eaves go shivering by
Scarecrows watch the verges of light
Everything here has a place and a time
We’re only passing by
It’s harvest time”
Never Anyone But You
“so that summer passed,
but i never was the same when I got home
there’s a phantom in my breath
there’s a phantom in the gaps between my bones”
Nothing Here Is What It Seems
“Shadows standing on my doorstep
No one calls and nobody rings
Nightmares rising in the alleys
Ravens on my roof today
All the lovers in their doorways
Hollow faces chasing dreams
Irises bloom in the borders
Nightmares rising from our sleep
Let the rain fall in your garden
That’s the only way death turns to life”
Everything You See Tonight Is Different From Itself
“When all the towers have fallen away
In the lee of the wind, on the west estate
We’ll put the kettle on and hear the school bell sing
Now you and I, we’re holding the line
We’ll light the lamps against winter time
I’ll catch you if you fall, don’t be afraid
Let me in, bride of the whin”
Everyone You Meet “Everyone you meet breathes low
Will I see you on Friday night?
Dancing soft and slow
Will I see you on Friday night?
Blue very blue
I can’t sleep at night
I can’t get over you
Orpheus is singing
Singing
In the wires”
Una dolce malinconia che si irradia fragile come il tepore di tenui raggi di luce autunnale. È con tocco lieve e delicato che Norihito Suda dipinge i suoi bozzetti elettroacustici che compongono “Sunshine”, nuovo album che lo vede tornare come protagonista unico di una pubblicazione della tape label belga Dauw dopo il lavoro condiviso con Stijn Hüwels dello scorso .
Fluiscono con grazia le crepitanti trame tessute dall’artista giapponese, un insieme sussurrato di suoni ambientali combinati a luminosi riverberi acustici e sinuose modulazioni sintetiche. Le visioni sono serenamente meditabonde ed esprimono una pacifica quiete risultante da espansioni di luce accecante percorse da un soffio finemente granuloso (“Sunshine”, “Preparations for the Coming Winter”, “The Weather of the Day Was Too Calm Almost as If Nothing Had Happened”), da danze di organiche stille dall’andamento cullante (“Golden Rain of the End of the April”, “Mist Valley”) e da risonanze acustiche che lentamente rimbalzano su fondali ruvidi (“In the Faraway Distance”, “Harvest Moon”).
Un abbandono onirico in paesaggi intrisi del fascino del lontano oriente.
Visioni e ricordi che si fondono in un viaggio fatto di tessiture eteree fortemente evocative. È un percorso emozionale rarefatto ed intenso quello creato da Monty Adkins a definire il punto 28 della sempre più affascinante mappa in lenta costruzione della eilean rec.
Sono fragili istantanee dal carattere narrativo accentuato quelle plasmate dall’artista inglese, tradotte in suono da minimali trame di piano dall’incedere sognante e lievemente malinconico (“Alone”, “Before sleep, “Under a luna sky”) o attraverso dense modulazioni ambientali in placida espansione striate da una fine grana e costellate da stille luminose danzanti (“An Eden within”, “Radiant moon”). A tratti questi due elementi si ritrovano fusi in armonioso equilibrio definendo paesaggi cinematici vividi e vibranti capaci di avvolgere attraverso la loro delicata enfasi (“Small steps”, “Ushers hill”).
Emerge nitida la passione di Adkins per le arte visive, così come la sua provenienza geografica , condensata in un flusso immaginifico ed estremamente arioso anche se spesso dal tono crepuscolare.