paolo sanna “two improvisations for snare drum”

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Esistono artisti per i quali la musica è sinonimo di sperimentazione continua, di esplorazione costante alla ricerca di nuove soluzioni e di nuovi linguaggi. Certamente possiamo annoverare tra questi Paolo Sanna, percussionista sardo di formazione jazzistica che segna una nuova tappa del suo personale percorso di ricerca attraverso i due capitoli che compongono  “two improvisations for snare drum”, pubblicato da BUNCH records.

Le due improvvisazioni hanno in comune come elemento centrale il rullante, che in entrambi i casi risulta quasi impossibile riconoscere per come Sanna riesce a utilizzarlo ampliandone lo spettro sonoro. In “snare drum and metal scraper” l’azione dei rastrelli metallici nella sua perentorietà e nella sovrapposizione tra i suoni dello strumento e quello dei mezzi utilizzati crea un riverbero ossessivo e squillante che rimanda all’incedere ipnotico dei ritmi ancestrali e a certe sonorità rurali della tradizione. Decisamente di struttura più complessa e dall’andamento più vario è “snare drum and rubber sticks”, che con i suoi ventisei minuti occupa gran parte del disco. Ai rastrelli si sostituiscono i battenti in gomma che colpendo e sfregando costruiscono una narrazione dinamica e cangiante in cui si alternano pause a momenti incalzanti, in un susseguirsi di azioni capaci di disegnare una storia tutta da immaginare.

Un lavoro che necessita di un ascolto attento  e privo di preconcetti , capace di regalare suggestioni inattese a chi saprà dargli il giusto spazio.

Salis/Sanna/Venitucci   “Vata”

[Minimal Resource Manipulation]

L’incessante ricerca di combinazioni inedite che conducano ad un ampliamento del loro lessico ha condotto negli anni Giacomo Salis e Paolo Sanna ad innescare copiose collaborazioni con svariati musicisti afferenti alla scena impro italiana ed internazionale. Il nuovo tassello della loro discografia li vede confrontarsi con la fisarmonica di Luca Venitucci, musicista di base a Roma co-fondatore insieme a Fabrizio Spera, Elio Martusciello e Maurizio Martusciello dell’ensemble elettroacustico Ossatura.

Il risultato di questo incontro sinergico è la costruzione di due dilatati flussi – intervallati da un intermezzo di durata breve – incentrati sull’esplorazione di combinazioni variabili tra lo strumento e l’universo profondamente tattile del duo. La traccia iniziale vede il suono della fisarmonica divenire elemento guida sotto forma di drone acuto. Al suo persistente sibilo si combina a tratti in filigrana un insieme di nitidi stridori, battiti e strofinamenti che configurano un soffio ancestrale – Vata significa respiro in sanscrito –ipnotico e penetrante. Dopo il conciso secondo movimento che vede dominare la componente percussiva, gli elementi si riconnettono in una struttura estemporanea in cui le risonanze dell’aerofono riacquistano riconoscibilità e stabiliscono un confronto più teso e vibrante con il tessuto materico di Salis e Sanna, tornando nel finale ad essere frequenza continua  a chiusura di un ideale cerchio narrativo.

Ciò che ancora una volta sorprende è la duttilità di una pratica sonora sempre riconoscibile e profondamente vitale capace di incastrarsi in modo efficace con chi sia disposto a mettersi in ascolto per seguirne le suggestioni.

Fais/Salis/Sanna “Earthworms”

[Aural Tempel]

Un universo di ribollenti tessiture che si dipanano disegnando una crepitante traiettoria tra accidentati territori pervasi da ruvida vitalità. Si connette ancora una volta all’estro di un terzo artista il percorso di ricerca che vede solidali Giacomo Salis e Paolo Sanna, esplorazione alchemica il cui portato narrativo trova  qui espansione attraverso la collaborazione con il poliedrico Emanuele Fais.

Dalla combinazione degli articolati flussi pulsanti, derivati dall’estrapolazione di battiti e stridori da oggetti trovati, e la costellazione di sfaccettate risonanze acustiche ed effettate modulazioni, trae origine un mistico torrente sonico permeato da echi ancestrali che si muove silente e vibrante sfociando solamente per brevi tratti in convulse spirali dissonanti. È un magma scabro e complesso, tutt’altro che sinuosamente fluido, capace di trarre la sua forza narrativa dalle inattese potenzialità di incastri aspri che denotano la volontà di sfuggire a rigide strutturazioni per favorire l’immaginifica essenza di una gestualità libera ed istintiva.

Nuova tappa di un viaggio verso enigmatici orizzonti sempre più estesi ed indefiniti.

jerman / salis / sanna “kio ge”

[confront recordings]

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Ambienti sonori carichi di atmosferica tensione, frammenti e persistenze che si fondono in cinematiche tessiture prive di schemi e strutture. È un approccio condiviso quello che getta le basi della collaborazione tra l’americano Jeph Jerman e i cagliaritani Giacomo Salis e Paolo Sanna, una comune esplorazione di forme di improvvisazione sciolte da vincoli precostituiti.

“Kio Ge” è un crepitante universo di liquide pulsazioni e schegge taglienti capaci di restituire sensazioni  vivide e tangibili, composto da dodici minimali istantanee ricche di sfumature la cui mancanza di titolo sembra volerne ribadire l’origine estemporanea. Ciò che si ascolta giunge come una ricomposizione di elementi organici, non stravolti attraverso l’artificio bensì ampliati nel loro spettro percettivo utilizzando tecniche estese di riproduzione. È un ruolo marginale quello riservato ai suoni sintetici, un emergere a sprazzi come improvvisa interferenza per poi lasciare nuovamente spazio alla dimensione percussiva, mai declinata come semplice ritmo, piuttosto plasmata come materia fondante della narrazione. Il puntuale lavoro di combinazione dei suoni dà vita ad atmosfere cangianti che variano da una luminosa stasi costellata di minuziose particelle concrete a cupe trame dense di mistero.

Da gustare lentamente e con estrema attenzione.

casu salis sanna “live al nuovo panificio”

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Un vero e proprio audiolibro, un racconto pieno di tensione condotto con sapienza nell’alternanza efficace tra pausa e crescendo. Al posto delle parole suoni e rumori, creati e attentamente incastrati da un trio di talentuosi musicisti sardi le cui strade si sono più volte incrociate generando una serie di progetti collaborativi sempre all’insegna della sperimentazione.

La narrazione creata dal chitarrista Elia Casu e dai percussionisti Giacomo Salis e Paolo Sanna, frutto di una lunga improvvisazione registrata dal vivo al Nuovo Panificio di Cagliari e pubblicata da Floating Forest, ci conduce in un mondo fatto di dettagli, di frammenti spesso sussurrati ma tutt’altro che secondari, che nel loro susseguirsi tengono costantemente col fiato sospeso in attesa di qualcosa che sta per avvenire. Il duo percussivo detta i ritmi e le atmosfere sulle quali si inseriscono le incursioni della chitarra e le modulazioni sintetiche di Casu ad aggiungere colori e sfumature. La complicità tra i tre è totale e il flusso risultante si dipana con una consequenzialità ineccepibile. Non c’è spazio per divagazioni, per distrazioni, i suoni accadono incessantemente conferendo una suspense straordinaria ai venti minuti della performance, che si conclude sfumando in un finale che lascia ogni cosa in sospeso.

A completare l’album, in modo inaspettato, troviamo un’eterea  e raffinata rielaborazione elettronica curata dall’argentino di Carlos Agustín del Río aka Plasma Rüby.

 

aa.vv. “Pulsioni Oblique vol.2”

[Kaczynski editions]

Dopo oltre un anno di pausa giungono nuovi segnali dal pianeta Kaczynski. Accantonato il lungo silenzio, la piccola label indipendente nata nel 2018 decide di ripartire pubblicando un secondo volume intitolato “Pulsioni Oblique”. Così come il primo capitolo era dedicato a presentare i protagonisti di un’avventura pronta ad iniziare, questa nuova raccolta offre uno spaccato di ciò che accadrà nel prossimo futuro dell’etichetta tra conferme e nuove annessioni.

La mezz’ora di durata del nastro è quindi concepita come una raccolta di biglietti da visita di ciascun autore reclutato, una panoramica caleidoscopica fatta di anticipazioni e tracce ripescate. Ad emergere sono soprattutto i due tratti salienti legati all’attività della Kaczynski: l’attitudine per  la sperimentazione radicale e l’eterogeneità delle proposte. All’interno di tale target suona perfettamente coerente la successione di decostruzione vorticosa del Kaczynski Unexpected Quartet (Luà Gandarà, Niet F-n, Macarena Montesinos e Nacho Munoz) ed elettroacustica profondamente materica delle accoppiate Ferrazza/Salis e ranter’s bay/Paolo Sanna. All’ itinerario stridente del quartetto messicano Orasique fa eco la ludicità scarna di zerogroove, al frammento pulsante estratto dalla collaborazione tra Luca Sigurtà e Paul Beauchamp la nebbia jazzy del duo francese Qonicho-Ah!.

Siamo ancora una volta di fronte ad ottime premesse che siamo certi non saranno disattese. E di nuovo restiamo in ascolto.

Giacomo Salis “Naghol”

[Grisaille]

Un singolo oggetto e le sterminate possibilità offerte dalla sua anima risonante. È frutto di una lunga ricerca intrapresa da più di un lustro il primo lavoro solista di Giacomo Salis, musicista sardo noto quale metà di un duo percussivo condiviso con Paolo Sanna e per una nutrita serie di collaborazioni tra cui ricordiamo il recente “S/​.”​  insieme a Marco Ferrazza.

Attraverso i suoi tre capitoli, “Naghol” definisce un immaginario fervido, dedicato all’opera di Emilio Vedova, in cui ogni riverbero estraibile dall’elemento elevato a strumento viene utilizzato per disegnare tessiture intricate e vorticose. Il suono ottenuto dal confronto corporale confluisce in una ribollente sequenza orizzontale, avulsa da ogni intento narrativo e dallo sviluppo potenzialmente illimitato.

Sfumature timbriche e reiterazioni ossessive danno così forma ad un flusso marcatamente materico che importa modalità sintetiche in un universo diametralmente opposto. Un suggestivo punto di partenza per future ulteriori indagini acustiche.

aa.vv. “Responses 2”

Un pulsante vortice di materiche risonanze. A poco più di sei mesi di distanza dal primo volume, Matt Atkins decide di dare un seguito all’esperimento collaborativo  che vedeva coinvolti una serie di artisti affini a cui chiedeva di creare un breve tragitto sonico a partire da un frammento da lui cesellato. Ponendosi come fine quello di raccogliere fondi per Medici Senza Frontiere, questo secondo volume reitera il concetto chiamando in causa ulteriori dodici musicisti stimati da Atkins, destinatari ciascuno di un nuovo, diverso ed inedito input.

Da tali premesse scaturisce un universo sonoro vibrante, al tempo stesso coeso e sfaccettato. Battiti, sfregamenti, echi ambientali  e frammenti ottenuti da una vasta pluralità di fonti si incastrano e sovrappongono dando origine ad un suggestivo magma di consistenza profondamente tattile che scorre seguendo imperterrito una traiettoria ostica ed accidentata.

Dal naturalistico scenario dipinto da Philip Sulidae in apertura alla teatrale oscurità delle frequenze di Alexandra Spence che chiudono il percorso, quel che si sussegue è un succedersi di evocativi paesaggi costruiti con peculiare tocco da sapienti alchimisti capaci di disegnare ruvide narrazioni dal sapore ancestrale (Paolo Sanna, Giacomo Salis, Francesco Covarino), indefinite visioni cariche di mistero (Moon RA, En Creux) ed oblique derive di modulazioni  irregolari (Graham Dunning).

Un interessante nuovo capitolo capace di ribadire il portato propositivo di una formula feconda e suggestiva.