Glacis   “interpretations”

[whitelabrecs]

Sono numerose le collaborazioni attivate da Euan McMeeken lungo il suo ormai lungo percorso artistico, alcune cristallizzate in progetti più o meno stabili (Graveyard Tapes, The Kays Lavelle), molto esperite quali sinergie occasionali confluite in uscite discografiche uniche. Da questa attitudine prende le mosse il suo ultimo lavoro a firma Glacis, raccolta di tracce ripescate dai suoi album più recenti e affidate alle abili mani di amici musicisti a cui ha chiesto di riformulare in modo deciso il materiale di partenza.

In quest’ottica è encomiabile il risultato raggiunto, visto l’ampio ventaglio di soluzioni proposte, ciascuna recante nitida l’impronta di chi è intervenuto a riplasmare il suono. Il pianismo essenziale ad alto tasso emozionale di McMeeken si trasforma in trama ambient diluita e costellata da screziature luminescenti per mano di The Humble Bee (Five), in tessitura altamente ipnotica attraverso le reiterazioni introdotte da Tape Loop Orchestra (She Begins To Let Herself Dream) ed in un soundscape atmosferico dal sapore artico ad opera di Glåsbird (You Will Never Die).

La miniatura elettroacustica di We Are The Bees Of The Invisible diventa respiro arioso elegantemente rifinito da Adrian Lane e Claire Deak & Tony Dupé trasformano Weeping For Feelings I Cannot Name in un notturno misterioso permeato da sottili field recordings. Il momento migliore di un lotto affascinante in ogni suo episodio lo regala Simon McCorry, capace di stravolgere White Chalk Among The Ivy lasciandone riconoscibile l’essenza. Nel suo insieme l’album centra perfettamente le premesse dimostrando quanto da una materia risonante preziosa possano scaturire risultanze molteplici.

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