
Non so da dove nasca il titolo scelto da Giovanni Di Domenico per il suo nuovo lavoro curato dalla tsss tapes di Francesco Covarino, ma posso dire con certezza che il suo contenuto è tutt’altro che inutile. Nessuna informazione, nessuna dichiarazione di intenti accompagna la pubblicazione, tutto è interamente affidato al suono. A saturare il nastro troviamo due dilatate tracce di identica durata di [quasi] solo piano, entrambe denominate secondo una complessa figura geometrica e probabilmente frutto di sessioni di improvvisazione guidate da un’idea chiara e prefissata, come già accadeva nell’ottimo “ISASOLO!”.
Ricerca armonica e sviluppo dinamico della trama sono i cardini attorno cui ruotano i due itinerari proposti, intricati percorsi pianistici interpolati da mirate intersezioni elettroniche ( “Tesseratto”) e da risonanze acustiche estratte da vari oggetti (“Politopo”). I due percorsi emergono gradualmente dal silenzio muovendosi tra fraseggi ostinati – il cui reiterarsi viene scandito da sfumature cangianti – e tracciati densi, privi di vuoti, che soprattutto in alcuni passaggi del lato A riportano alla mente il torrenziale flusso della continuous music ideata da Lubomyr Melnyk.
Sono traiettorie accidentate, da (in)seguire con estrema attenzione lasciandosi catturare dal vortice immaginifico di un suono inquieto e costantemente alla ricerca di un punto di fuga differente.