Zeugma si presenta

Presentazione Live Streaming Collettivo Zeugma
28 Ottobre 2020 ore 21
https://www.facebook.com/collettivozeugma
https://www.sherwood.it/

Pochi mesi fa è cominciato un percorso, in modo del tutto informale. Un musicista, Emanuele Errante, scrive una mail a quattro suoi omologhi, Francesco Giannico, Anacleto Vitolo, Enrico Coniglio e Giulio Aldinucci, per fare il punto sullo stato della musica di ricerca in Italia, sulle produzioni sonore nonconvenzionali e la sound art in genere.


Ne viene fuori un quadro allo stesso tempo disarmante e incoraggiante. Disarmante per le possibilità esigue di esibirsi dal vivo (con l’aggravante ulteriore dell’emergenza sanitaria) e mille altri problemi più o meno conosciuti.
Incoraggiante, perché le produzioni di qualità in Italia comunque esistono e sono numerose; questo si traduce in persone e artisti che si cimentano quotidianamente e con passione in quello che fanno, ma che nella maggior parte dei casi, riescono ad avere un riscontro non paragonabile a quello di altri artisti nel resto d’Europa.


Il progetto Zeugma nasce quindi per creare una rete solidale di location e di menti con una visione a medio-lungo termine nella pianificazione strategica di eventi, workshop e installazioni sound art oriented.


Per fare questo, Zeugma ha da subito lanciato un sito web https://collettivozeugma.it/ dove chiunque fosse interessato, può sottoscrivere il manifesto pubblico dove sono descritti con chiarezza tutti gli intenti del collettivo.


A più di un mese dal lancio del sito e del manifesto, dopo aver raccolto moltissime adesioni tra curatori musicisti e organizzatori di eventi, Zeugma è pronta per fare la sua prima presentazione in pubblico.


Nell’ormai sempre più consueta cornice dell’evento in streaming, al quale ci siamo abituati in questi mesi difficili, Zeugma si presenterà, il 28 ottobre alle ore 21, in diretta sulla sua pagina facebook https://www.facebook.com/collettivozeugma con il supporto importante di Mirco Salvadori e Andrea De Rocco per conto di Radio Sherwood che contestualmente manderà in onda l’evento.


Durante la presentazione sarà inoltre possibile commentare la diretta per inviare in tempo reale domande e chiarire dubbi o curiosità sul progetto.


Info
info@collettivozeugma.it
https://collettivozeugma.it/
https://www.sherwood.it/

Julia Kent “partiture 2019/2020”

[live performance – Zō Centro Culture Contemporanee| catania]

Avvolti dal suono che si innalza come travolgente marea, abbandonati al flusso di emozioni che si propagano sinuose saturando lo spazio che attraversano. È un incanto indissolubile quello che aleggia nell’affollata platea dello Zō di Catania in occasione del ritorno, ad oltre quattro anni di distanza, di Julia Kent nella città etnea in occasione della nuova edizione di Partiture, un senso di magnetico stupore che interamente segna un’esibizione affrontata dai presenti in religioso silenzio.

Immersa nel buio della sala, infranto da un’unica luce che consente di seguirne le eleganti movenze, la virtuosa violoncellista canadese disegna placidamente i suoi enigmatici paesaggi sensoriali, scaturenti dal suo simbiotico rapporto con lo strumento, proiettando il pubblico verso vibranti scenari colmi di riverberi onirici e serpeggiante inquietudine. Sono strutture armoniche in costante e mutevole divenire, che si sviluppano a partite da uno scarno nucleo attorno a cui si stratificano reiterate trame, cesellate applicando alle corde diverse tecniche esecutive e a cui occasionalmente si sommano flebili frequenze elettroniche.  Da tale connubio scaturisce una densa sequenza di suadenti traiettorie, che si muovono tra espanse derive malinconiche e vorticosi crescendo carichi di pulsante enfasi, capaci di restituire pienamente il portato evocativo di un animo profondamente ricettivo capace di tramutare in struggente suono ogni prezioso sentimento vissuto.

Rapiti da un infinito istante di cristallina bellezza.

Evan Lurie “partiture 2019/2020”

[live performance – Zō Centro Culture Contemporanee| catania]

Le luci si spengono, lo schermo si anima e la magia del cinema ha inizio. Ma non di sole immagini è fatto il sogno di celluloide. A renderne pienamente l’incanto tocca da sempre al sapiente incastro di note scritte per diventare commento all’azione, composizioni a volte talmente vivide ed ispirate da divenire narrazioni autonome in cui perdersi ad occhi chiusi. Tra coloro che da ormai molti anni dimostrano di possedere questa dote c’è senza dubbio Evan Lurie, talentuoso musicista americano salito alla ribalta con i suoi Lounge Lizard che giunge a Catania in occasione del primo appuntamento della nuova stagione di Partiture.

Al centro del palco il solo pianoforte, non occorre altro a Lurie per introdurci nel suo universo sonoro fatto di melodia, ardite progressioni e repentini cambi di atmosfera. A suonarlo non sono semplicemente le mani, è l’intero corpo a muoversi sullo strumento, a spingere i tasti e battere disegnando scene e umori che incrociano sonorità tradizionali e attitudine jazz, ricchezza armonica e sperimentazione atonale, dimostrando nella sua interezza una spiccata inclinazione narrativa pervasa da un ampio ventaglio di sensazioni. Il suono si propaga cristallino espandendosi dallo strumento con fare coinvolgente, con un’immediatezza sotto cui si cela un virtuosismo fuori dal comune.

Tra un brano e l’altro il dialogo sciolto ed informale col pubblico contribuisce a rendere la serata ancor più intima e gioviale fungendo da eco ad uno stretto connubio che vede la platea vibrare partecipe fino all’ultima risonanza mentre si immerge tra le pieghe delle emozioni che con profonda enfasi questa musica sa regalare.

Quando le luci si riaccendono quelli che compaiono sono volti distesi e sorridenti che testimoniano la gioia dell’aver partecipato ad uno spettacolo raro e prezioso.

Fennesz “partiture_2019”

[live performance – Zō Centro Culture Contemporanee| catania]

In sinuosa fluttuazione tra le insondabili profondità di un oceano pervaso di plumbee risonanze e l’ammaliante conforto di un cielo infinito. È uno stato di onirica sospensione tra oscura inquietudine e avvolgente conforto a scaturire dal denso viaggio sonico plasmato da Christian Fennesz per i fortunati avventori giunti allo Zō in occasione della serata di chiusura della rassegna partiture_2019, un immaginifico turbine sensoriale  dall’incedere fluido attraverso condizioni contrastanti.

Servono pochi frangenti al musicista austriaco per erigere la sua totalizzante cattedrale sonica e immediatamente ci si ritrova catapultati al suo interno, immersi in un limbo di modulazioni sintetiche costantemente in bilico tra un’aspra matericità e un vaporoso aleggiare di sature frequenze ambientali. È un ambiente ricco e frastagliato quello in cui ci si muove, un territorio definito dalla giustapposizione di tratti ruvidi e sfumature evanescenti che confluiscono in un vibrante crescendo emozionale. Prepotente si avverte la necessità di rinunciare allo sguardo per proiettarsi interamente all’interno di questo magnetico flusso che solo a tratti presenta brevi cadute di intensità concedendo di riprendere fiato prima del successivo, pressante movimento ascensionale.

Una dimensione ferocemente vivida che deforma lo scorrere del tempo lasciando al suo estinguersi la sensazione che tutto sia durato soltanto per un breve, ma incommensurabilmente intenso istante.

Thollem McDonas “partiture_2019”

[live performance – Zō Centro Culture Contemporanee| catania]

Un vortice di suoni dal quale lasciarsi trasportare alla scoperta di un ribollente universo sinestetico in costante mutazione. A generarlo è Thollem McDonas, virtuoso ed eclettico musicista/compositore americano dall’attività discografica a dir poco prolifica e costantemente in viaggio, giunto in Sicilia per offrire un’avvolgente esperienza d’ascolto per l’occasione interamente plasmata con l’ausilio del solo pianoforte.

La scena è spoglia ed immersa in un nero asettico, pronta a divenire neutro contenitore in cui lasciare fluire il prepotente torrente che immediatamente erompe dallo strumento. Coniugando la sua caleidoscopica esperienza musicale all’ampia libertà della pura improvvisazione, McDonas disegna un traiettoria imprevedibile fatta di apici dirompenti e sussurri minimali che vedono il piano divenire corpo risonante nella sua interezza. Le mani si muovono rapide e sicure sulla tastiera così come riescono a trovare nella coda trame risonanti e riverberi scaturenti da tecniche estese di esecuzione. Quel che si espande è una unica visione vivida priva di soluzione di continuità, un magma cangiante che è specchio di una contemporaneità sfaccettata e caotica. Nella penombra della sala si segue il suono in apnea, ipnotizzati da un’abilità esecutiva che va ben oltre il mero virtuosismo per divenire gesto creativo perentorio e avvolgente.

Raggiunta la meta, approdo trovato ma non prefissato a priori, resta solo il tempo di una nuova breve immersione prima di riaffacciarsi su un paesaggio di cui riusciamo adesso a percepire in modo più intenso forme e colori.

andrea belfi “partiture_2018”

[live performance – Zō Centro Culture Contemporanee| catania]

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Un vulcano alle pendici del vulcano. Esiste un’assonanza vividamente materica tra le traiettorie narrative di Andrea Belfi  e ‘a Muntagna  che domina Catania, una nervosa irrequietezza sempre pronta a deflagrare anche quando tutto appare calmo e silente. Una simbiosi inattesa che si è prepotentemente palesata all’interno dello Zō davanti ad una platea religiosamente assorta e concentrata.

È immersa in una penombra flebilmente risonante la sala quando Belfi giunge ad occupare il suo centro di comando per dare inizio in modo deciso e perentorio al suo tracciato percussivo che ripropone in presa diretta l’intricato percorso in cinque atti di “Ore”, suo ultimo lavoro pubblicato lo scorso anno per la londinese Float. Da lì ha origine un magmatico flusso costantemente in equilibrio tra la ruvida concretezza di pulsazioni dal sapore ancestrale e venature siderali conferite dal trasversale permeare di scie sintetiche, che costantemente si muove tra rocciosi crescendo e atmosferiche stasi. È un procedere mutevole con i piedi pesantemente sprofondati  nel suolo e gli occhi costantemente rivolti in alto ad osservare l’insondabile mistero di costellazioni irraggiungibili.

Giunti in fondo a questa ribollente scia, l’ipnotica apnea si scioglie restituendo i presenti ad una realtà improvvisamente immobile. Un’ultima improvvisata coda riconduce tutti per un breve lasso nell’avvolgente universo pulsante che infine si scioglie lasciando tutti in balia di un assordante silenzio.

 

dagger moth “tour siculo”

[live performance – teatro coppola | catania]

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Un irrequieto oceano elettrico che si espande avvolgente a saturare i sensi. Ad originarlo è un’artista soltanto, un’alchemica one woman band capace di ipnotizzare il suo pubblico utilizzando il suo essenziale armamentario sonoro come stupefacente bacchetta magica. È in parte un ritorno quello di Sara Ardizzoni al Teatro dei cittadini, palcoscenico che l’ha vista esordire un anno fa in qualità di nuovo aggregato de “I Camminanti” di Cesare Basile, un ricalcare la scena per presentarsi sotto l’abituale veste definita dal suo pseudonimo Dagger Moth.

Riverberi taglienti investono il buio della sala annunciando l’inizio di un viaggio fatto di tese derive  chitarristiche ibridate da essenziali apporti sintetici, spesso scandito da regolari pulsazioni, sulle quali scivola con oscura grazia la voce suadente dal tono intimista. Sono confessioni sussurrate tra placide fluttuazioni e roboanti ascese, in bilico tra materica concretezza e venature oniriche permeate da morbida, umbratile malinconia. Si muove sicura la Falena nel tessere le sue magnetiche frequenze, riuscendo a costruire una bolla temporale nella quale intrappolare il suo pubblico ammaliandolo con il suo suono fisico e viscerale scolpito con estrema cura del dettaglio.

Un’intensa immersione in un universo denso di ombre e costellato da crepitanti frammenti di abrasiva luminosità.

pierre bastien “partiture_2018”

[live performance – Zō Centro Culture Contemporanee| catania]

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Un universo sonoro sorprendente nel quale perdersi alla scoperta di una realtà inedita costruita attraverso un minuzioso e costante processo di traslitterazione. A plasmarlo è l’alchimista Pierre Bastien, giunto sulla costa orientale della Trinacria con il sua piccola orchestra Meccano per incantare chiunque sia disposto a lasciarsi sedurre dal suo caleidoscopico immaginario.

Quando le luci in sala si spengono ciò che si dischiude è un mondo surreale, convulso e ribollente. Risonanze inconsuete generate dal movimento e dall’attrito di minuti elementi variamente integrati in un apparato meccanico autocostruito, si incrociano con ancestrali sonorità derivanti dall’utilizzo di strumenti tradizionali, utilizzati anch’essi in modo non sempre convenzionale, e con frammenti armonici derivanti da estratti video retroproiettati sulla macchina stessa. Ad occupare visivamente la scena è l’inusuale orchestra dalla quale scaturisce l’ingegnoso intreccio e il processo di interazione con il suo pirotecnico creatore, che incessantemente si divide tra la calibrazione degli elementi attivi e l’esecuzione delle sue partiture. Costantemente la vista affianca l’udito contribuendo alla definizione di paesaggi immaginifici densi di obliqua poeticità che lasciano emergere con evidenza il fecondo connubio tra ricerca storica, capacità esecutiva e sperimentazione sonora.

Immersi in questa bolla magica si avverte flebilmente il trascorrere del tempo e quando dopo un’ora scarsa si ritorna al presente la sensazione è che tutto sia durato un solo battito di ciglia, un unico istante colmo di infinito stupore.

hatori yumi “white suspension”

[live performance – bocs | catania]

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Perdere ogni riferimento per abbandonarsi  alle profondità di un viaggio interiore. È un’esperienza totalizzante da vivere con sensoriale pienezza quella ideata da Fabio Lattuca aka Hatori Yumi, un’esplorazione alla ricerca di recessi sopiti. Prodotto dalla palermitana N38E13 e curata da Mike Watson, il progetto mira a svilupparsi quale ricerca sonora itinerante volta all’analisi delle peculiari percezioni scaturenti di uno specifico ambiente fisico attraversato da suono e luce.

28_10_2017 – ore 20.30

La saracinesca del Box Of Contemporary Space di Catania si solleva e dal suo ventre minaccioso si scorge il sulfureo dilatarsi di una fitta nebbia artificiale. Attraversata la nera cortina posta all’ingresso ci si ritrova catapultati in un limbo straniante i cui limiti fisici risultano impenetrabili, ci si muove lenti alla ricerca di un punto di sosta pienamente aleatorio. A squarciare il buio fitto della sala giunge il crescente sussurro di riprese ambientali, frammenti catturati in aree desolate dominate dal sibilo del vento che lascia cigolare porte inutili infondendo un senso di latente spettralità. Pur privi del conforto visuale si comincia a percepire un inusuale comfort improvvisamente spezzato dal repentino cambio di rotta sonoro combinato ad intensi flash luminosi. Da qui in poi il flusso si muove tra basse frequenze sotterranee ed ascese stridenti volte a creare una crescente e disturbante compressione dei corpi immersi in uno spazio trasformato in elemento risonante. L’ irregolare alternanza tra i due poli genera una convulsa spirale onirica alla quale abbandonarsi ricercando un centro gravitazionale interiore. Giunti al termine del viaggio non resta che riconquistare in un assordante silenzio il cielo notturno.

Pur nutrendosi di elementi essenziali, quello messo in scena da Hatori Yumi è uno spettacolo complesso che necessità di un attento dosaggio delle parti e una congrua scelta logistica, forse non pienamente centrata in questa tappa catanese. Malgrado una parziale limitazione dei volumi utilizzabili ed alcune stridenti interferenze esterne, “White suspension” ha sicuramente saputo centrare il bersaglio proiettando i suoi fruitori in una bolla spazio-temporale estremamente coinvolgente e suggestiva.