Aria Rostami   “Siren”

[Dronarivm]

Paesaggi reali i cui margini si diluiscono fino a tramutarsi in astrazioni oniriche che di quell’immagine iniziale trattengono echi e sentori.  Si spinge verso territori liminali la pratica compositiva di Aria Rostami, coniugando un uso libero del field recording incrociato all’improvvisazione strumentale e la manipolazione di nastri. Il risultato è la creazione di un universo sonoro ibrido che si espande sinuoso generando un’avvolgente atmosfera ipnagogica.

Risonanze naturalistiche e rumori urbani emergono da un substrato melodico commovente dominato dalla voce quieta di un piano che rimanda alle elegie senza fine di Harold Budd (Cold Stream) o da una trama analogica polverosa che nella reiterazione dei nastri spinge inevitabilmente verso il nostalgico deterioramento dei loop basinskiani (Dust). In questo ambiente sonoro delicato ogni dettaglio è sfuggente eppure plausibile, il caos strutturato del dato materico si combina ad una scrittura che non rifugge l’alea generando uno spazio aurale improntato ad un incanto capace di assorbire e rendere confortevoli una pacata ruvidezza e la sottile dissonanza (Siren). Da affrontare spalancando i sensi su un immaginario accattivante.

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