Photographs. “Nocturne”

[Disorder Records]

Lorenzo Tomasello per SoWhat

Il quarto lavoro di Photographs. è sorprendente, come l’aneddoto sulla sua creazione, portata a termine in appena sei giornate di solitudine in lockdown. Durante quelle notti di febbrile ispirazione, il caleidoscopico Lucio Leonardi ha reagito alla sventurata perdita di tutto il materiale composto precedentemente per il suo solo-project e intrappolato nell’irreparabile computer che lo conteneva, creando una collezione di nuove tracce che per quarantuno minuti si dimenano al buio.

Photographs. si serve della title-track dell’album, scomposta in tre umori strumentali distinti, per introdurre ed incanalare progressivamente le coordinate sonore presenti nel disco. Al primo frammento, un pianoforte sfumato da atmosfere sintetiche degne di un remix di Sakamoto, segue una sottile pioggia di modulazioni e drum-machine tribali che tremano sull’algida delicatezza del cantato di “Your Emptiness”, per poi frastagliare di glitch e sussurri la fumosa quiete di “Dark” ed ancora far danzare la più irrequieta ed introspettivaMute”, mantra IDM per trascorrere l’ennesima sleepless night. La successiva “Madness and Misfortune” nasce dall’incontro tra  melodie pop e corali con una cerebrale brina house, adagiata su distese ambient sempre più intense e variopinte, perfetto sottofondo per la danza spirituale della sagoma nella copertina di Gaetano Favara, che fluttua allucinata sul chiaroscuro delle sensazioni umane.

Da “Nocturne #2” una industrializzazione ipnagogica si insinua tra le tracce, acque ritmiche travolte alla deriva dalle misteriose onde percussive di “Adrift” e dai beat affogati in continue paralisi di “Consummation of Grief”. Servono le carezze sintetiche di “I Turn to Nothing”  e le creature droniche di “Mama” per trattenere un ultimo respiro prima di immergersi nel climax elettronico di “Confessions”. È in questo bagno modulare che Leonardi si spoglia della propria oscurità, sciolta da un trasporto emotivo che interpreta e vizia le nostre voglie, uditive e non solo. La notte fonde questo plasma sonoro al suo schiumoso strascico, “Nocturne #3”, ultima marea che ci trasporta a riva, al salvifico albeggiare di un pianoforte a coda, ancora in grado di [ri]suonare donandoci riposo.

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