Gianluca Ceccarini “Starving Night”

[Laverna]

Nel silenzio profondo della notte un rintocco, un riverbero, una frequenza – per quanto diluita – può improvvisamente divenire l’inizio di un itinerario narrativo immersivo. Questa possibilità di essere innesco è la qualità preminente  delle immagini sonore disegnate da Gianluca Ceccarini nel suo album d’esordio pubblicato dalla net-label Laverna, ammaliante fil rouge di un tracciato elettroacustico avvolgente.

Bordoni nebulosi, che si espandono come foschia sulfurea modulata da una interferenze rumorose di  grana variabile, sono l’elemento attorno a cui l’antropologo/liutaio fondatore del collettivo Sarab lascia coagulare un rarefatto ventaglio di risonanze ed estratti ambientali. La consistenza dell’insieme – profondamente tattile con margini che si mantengono indefiniti anche se sempre a fuoco- è protesa ad erigere figure cinematografiche che invitano ad inoltrarsi in ambienti enigmatici (“Starving Night”, “Hide To Live”) o immergersi  in derive sensoriali inquiete (“Shenavar”, “To The East”). L’oscurità– altro tratto comune alle dieci istantanee del lavoro – a tratti si fa opprimente (“Guise”) generando visioni dark-ambient sempre più algide inclini a lambire territori noise taglienti (Call Me Ishmael”).

Coeso e costantemente in bilico tra profondità celesti e sotterranee, “Straving Night” seduce per una ricchezza di dettagli avvertibile a chi sa accostarsi al suono con devozione per estrapolarne intero il portato immaginifico.

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