Vargkvint   “M​å​nens Hav”

[LEITER]

Un legame profondo che torna prepotente imponendosi su qualsiasi intenzione, determinando una costante immaginifica a cui risulta impossibile sfuggire. Il mare per Sofia Nystrand è questo e la sua presenza definisce ancora – fin dal titolo dell’opera  e dei singoli tasselli – il suo orizzonte musicale fatto di eleganti partiture modern classical, correnti elettroniche vaporose e suggestioni pop venate di delicate venature dreamy.

La seconda prova sulla lunga distanza ribadisce e rafforza quanto il progetto Vargkvint ha messo fin qui in luce, soprattutto la capacità di essere suggestione guidata dal suono, proponendo una nuova esplorazione di paesaggi nordici dominati dalla voce  inquieta dell’acqua, relazionata qui al magnetismo misterioso della luna, all’idea che i suoi crateri fossero oceani antichi ed inafferrabili. Un approccio concettuale in piena continuità quindi, ma elaborato con metodi e mezzi totalmente differenti che hanno portato ad un sound maggiormente strutturato e rifinito.

Registrato in soli quattro giorni nello studio berlinese Saal 3 di Nils Frahm con la collaborazione abituale del compagno Jakob Lindhagen a cui si somma quella preziosa in cabina di regia di Antonio Pulli, Månens Hav si distacca dall’approccio artigianale del suo predecessore inseguendo un’idea di suono più ampia che ingloba e lascia convivere in perfetto equilibrio trame acustiche e modulazioni sintetiche, luminescenza quieta e strisciante oscurità. È il pianoforte con i suoi fraseggi rallentati a fungere da elemento guida tra istantanee atmosferiche (le due parti di Stillhetens hav), composizioni di stampo neoclassico (Drömmarnas hav) e forme canzoni su cui svetta la voce eterea della Nystrand (Stormarnas ocean, Molnens hav), utilizzata anche quale mera modulazione astratta (Artemis) atta a rendere ancor più diafano l’incanto di una scrittura costantemente incline all’onirico. Una magia che si rinnova trovando piena espressione.

Lascia un commento