Una trama fitta, intricata, libera di sfibrarsi e riconnettersi , cambiare rotta affidandosi al puro istinto, alla precarietà vitale legata all’atto improvvisativo, all’istante che si concretizza in modo unico ed univoco. È questo il presupposto alla base della collaborazione che vede insieme Edoardo Ricci, Lucio Bonaldo e Gianluca Favaron, sinergia pirotecnica fissata in dodici scenari che intersecano acustico ed elettronico su un piano di pura sperimentazione radicale.
L’interplay serrato tra i fiati – sax soprano e clarinetto basso – di Ricci e le tessiture percussive di Bonaldo struttura una griglia di per sé irregolare, spigolosa ed incostante, ulteriormente deformata dalle interferenze digitali iniettate da Favaron sotto forma di correnti ruvide, spessa grana e glitch taglienti. Tale azione, a tratti protratta fino a disgregare totalmente il flusso, definisce un andamento imprevedibile ed altalenante tra frazioni scarne che lasciano crescere la tensione e pure esplosioni aurali tendenti al noise.
L’ambiente d’ascolto è naturalmente ostico e presuppone una partecipazione totale agli eventi sonori proposti, regalando in cambio un’infinità di stimoli sensoriali e paesaggi capaci di stupire ad ogni imprevedibile ricombinazione delle componenti in gioco. Un modo efficace di osare per raggiungere territori inesplorati.
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