Scorrono lievi e senza tempo le melodie che compongono “omkuld”, disco d’esordio del giovane pianista e compositore danese Jacob David.
È una raccolta di undici brevi bozzetti , veri distillati di delicate emozioni che sembrano riaffiorare attraverso la memoria, portando con sé un sapore in bilico tra la gioia e la nostalgia. Al centro di ogni traccia troviamo il suono di un vecchio pianoforte, reso ancor più polveroso e distante attraverso l’interposizione di feltro e lana tra le corde e i martelli, che disegna con abbagliante semplicità paesaggi sospesi tra le nuvole.
Le note dello strumento sanno essere leggiadra e luminosa danza (“Judith”, “Porcelain sea”) o malinconico fluire che si combina e completa con le struggenti armonie degli archi (“Intent forbi”, “Ashes”, “July 10th”), comunque costantemente alla ricerca di una bellezza minimale e immediata capace di lasciare piacevolmente rapiti.
Nessuna ricerca di pirotecnici espedienti o articolate manipolazioni si trova lungo lo svolgersi di questo prezioso racconto, totalmente affidato alla forza immaginifica del pianoforte, la cui voce sembra smaterializzarsi in un lento addio nella conclusiva “Andachten”, perdendosi nella fragile tessitura dei placidi suoni ambientali che lo accompagnano.
[…] torna ad emergere dall’ombra l’elegante tocco di Jacob David, regalando un prezioso seguito ad “Omkuld”, emozionante raccolta di brevi frammenti pianistici che ne segnava l’esordio […]
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