I luoghi abbandonati dall’uomo e il modo in cui risuonano nella loro solitudine. È da qui che prende le mosse il progetto VacuaMœnia di Fabio R. Lattuca e Pietro Bonanno, che in “Oreibates” si focalizza sull’analisi e restituzione sonora di tre dei tanti borghi rurali costruiti in Sicilia a partire dagli anni venti fino alla fine degli anni sessanta.
Tre luoghi dislocati in punti distanti nelle province di Trapani, Palermo e Messina ed edificati in decenni differenti, accomunati da un anelito di urbanizzazione delle aree rurali che in ognuno dei casi si è rapidamente dimostrato inefficace. Il lavoro prodotto da Lattuca e Bonanno è totalmente incentrato sulle specificità dei siti e sulla possibilità di trovare modulazioni sonore al loro interno. Ciò costruisce un interessante e affascinante confronto tra spazi geograficamente differenti, giocato su coordinate di similitudine e contrasti. Il vento, anche se in modo differente, è protagonista delle indagini relative a Borgo Fazio (“Oreibates 1940”) e a Borgo Regalmici (“Oreibates 1927”), nel primo capitolo come elemento che genera il costante ronzio delle pale eoliche a cui pochi altri elementi riescono ad aggiungersi a causa dell’impossibilità di entrare all’interno degli edifici ormai pericolanti, nell’altro per la sua costanza nel far risuonare elementi naturali ed architettonici in un costante dialogo tra ciò che è rimasto e ciò che non è più presente. Decisamente più ricco di dettagli e sfumature si presenta Borgo Piano Torre III-IV (“Oreibates 1953”), contraddistinto da una localizzazione distante dai rumori del traffico e ricca di punti di osservazione differenti che ne disegnano un immaginario più ampio.
Tutto ciò si condensa in una sintesi che partendo dalle diverse caratteristiche e da tratti comuni dei singoli borghi è capace di generare un universo unitario, un ideale percorso capace di avvicinare storie distanti nel tempo e nello spazio.
L’ha ribloggato su Fabio R. Lattuca.
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